lunedì 7 novembre 2011

L'UOMO NUOVO SECONDO IL "SIG. G "

Giorgio Gabersich,in arte Gaber era nato a Milano nel 1939 da genitori entrambi Veneti. Divenuto popolare come cantante negli anni ’60 del secolo scorso è stato per quasi 40 anni uno dei maggiori protagonisti della musica italiana spesso ponendosi in una posizione di aperto contrasto non solo con la società borghese e benpensante del Belpaese ma anche con la intellighenzia political correct del mondo artistico e culturale italiano fin de  secle .Il caso più clamoroso avvenne nel 1980 quando la sua canzone “Io se fossi Dio”scatenò un unanime coro di proteste dal centro,da sinistra e da destra per le poco riguardosi frasi utilizzate nei confronto di Aldo Moro,ucciso dalle Brigate Rosse pochi anni prima. Il “Sig. G” come egli stesso si era ribattezzato,fu uno spirito irrequieto,iconoclasta fino all’estremo,incapace di legarsi a qualunque ideologia,moda,tendenza. Fu però un geniale artista,amato dal pubblico ed ammirato dalla maggior parte dei grandi cantautori italiani che vedevano in lui un sicuro punto di riferimento,artistico e morale. Non volle mai legarsi alle logiche del mercato discografico e riuscì a gestire la propria esistenza,umana ed artistica sempre in modo libero ed indipendente,fino alla morte,avvenuta il 1 Gennaio del 2003. A noi interessa,in questa sede,produrre una testimonianza su un aspetto poco noto,anzi quasi sconosciuto del “Sig.G”.
Conoscemmo Gaber proprio nel 1980,l’anno di “Io se fossi Dio”essendo rimasti incuriositi da questa sua canzone ed avendo in precedenza ascoltato lusinghieri commenti su di lui dal grande musicista e studioso-praticante di Esoterismo Franco Battiato. Fin dal nostro primo incontro,avvenuto nella sua casa milanese ,ci apparve chiaro di trovarci davanti ad una personalità straordinaria. Giorgio era davvero un uomo eclettico,un autentico uomo del Rinascimento,capitato quasi per sbaglio in quest’epoca da lui stesso definita medioevale. Curioso per natura e portato naturaliter alla sperimentazione diretta,egli aveva conosciuto la Via Spirituale nella forma dell’insegnamento ideato da Gurdjeff,essendo divenuto discepolo del figlio di quest’ultimo Andreji. Fu proprio Gaber a parlare a Battiato di Gurdjeff ed a fargli conoscere i grandi Maestri Sufi: Rumi,Ibn Arabi,Sorawardi,Al Kubra. La natura indipendente e critica di Giorgio gli impediva però di tollerare a lungo “Gruppi”, “Istituzioni”,”Cerchi” e affini:distaccatosi dalla scuola di Gurdjeff segui’ un personale ed isolato cammino,mantenendo tuttavia,come punto di riferimento fino alla morte il Grande Maestro Sufi Gabriel Mandel che viveva a Milano.  Giorgio era tenacemente convinto del primato dello Spirito sulla materia ma il suo scetticismo nei confronti della capacità da parte degli uomini di rinunciare a qualsivoglia forma di potere verso i propri simili lo portava a ritenere che tutte(o quasi) le Associazioni Esoteriche fossero destinate a fallire. I suoi modelli ideali erano Bruno e Campanella,non a caso isolati,perseguitati,osteggiati ed imprigionati. Ammirava moltissimo anche il grande Filosofo Baruch Spinoza “Un uomo veramente libero non viene mai accettato dalla società in cui vive” amava ripetere. Fu lui a consigliarmi di scrivere tutto ciò che ho pubblicato,saggi,romanzi,articoli senza mai usare il mio nome ma utilizzando eteronimi diversi:” “Così non avrai la tentazione di cedere alle lusinghe di esercitare il potere sugli altri”mi diceva. Verso la fine degli anni ’90 dietro mie reiterate insistenze si decise a studiare a fondo “Il Corpus Hermeticum” cosa non semplice per lui che era profondamente pigro e disordinato e che era solito leggere 5-6 libri contemporaneamente. Dopo diversi anni mi disse che aveva elaborato alcune considerazioni sull’argomento ma che preferiva parlarmene di persona. In quello che fu il nostro ultimo incontro dato che Giorgio era ormai affetto dalla malattia che lo avrebbe condotto alla morte,mi espose alcuni ragionamenti ed alcune interpretazioni della Via Ermetica che mi lasciarono sbalordito:con la sua acuta intelligenza e con la profonda sensibilità che lo contraddistinguevano il Sig. G era arrivato da solo, senza Scuole o Maestri alla comprensione dei Massimi Arcani. Era dunque uno di quegli uomini rarissimi,come Steiner spiega,in grado di procedere del tutto autonomamente sulla Via Spirituale. La profonda comprensione del Cammino Ermetico e la assimilazione dell’insegnamento di Bruno e Campanella è evidente nella sua ultima lirica”Se ci fosse un Uomo” che chiude il C.D. “Io non mi sento italiano” uscito appunto,postumo,nel 2003.
Se ci fosse un uomo,un uomo nuovo e forte,forte nel guardare sorridente la sua oscura realtà presente .Forte di una tendenza senza nome se non quella di una umana elevazione….allora si potrebbe immaginare un Umanesimo nuovo,con la speranza di veder morire questo medioevo,col desiderio che in una terra sconosciuta ci sia di nuovo l’uomo al centro della vita. Allora si potrebbe immaginare un Neorinascimento,un individuo tutto da inventare ed in continuo movimento…..uno spazio vuoto popolato da un gran senso religioso ma non di religione ,popolato da un uomo cui non basta il crocifisso ma cerca di trovare un Dio dentro se stesso…..”Chi conosce il Cammino Ermetico vede chiaramente come tale lirica sia direttamente ispirata dal “Khibalion” dal “Corpus Hermeticum” da Bruno e Campanella(addirittura ci sono brani recitativi tratti dalla “città del Sole”) ed in generale da quel procedimento noto come “Osirificazione” che rappresenta il senso ultimo e riposto della Tradizione Occidentale. Io sono certo che tale cammino il mio amico e Fratello nello Spirito Giorgio lo abbia realmente compiuto:per questo ho voluto scrivere queste poche cose.

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